domenica 16 agosto 2015

Tokyo Vice

Autore: Jake Adelstein
Origine: USA
Anno: 2011
Editore: Einaudi





La trama (con parole mie): Jake Adelstein, ragazzo ebreo del Missouri laureatosi a Tokyo e divenuto cronista del colosso Yomiuri Shinbun, a partire dalla sua esperienza di gaijin impiegato in una grande azienda giapponese, esplora anche grazie al ruolo di specialista di cronaca nera il lato oscuro di uno dei paesi più sicuri e dal costo della vita più alto del mondo, dal ruolo della Yakuza alla situazione della donna, stringendo legami profondi con fonti e poliziotti, colleghi e criminali, divenendo parte di una società che al principio lo vede quasi come un alieno e finisce per entrare così nel profondo del suo animo da farlo sentire più giapponese che americano.
Nel mezzo, le esperienze di una vita passata più sulla strada che non a casa con moglie e figli ed i conflitti con alcuni dei boss più pericolosi della mala, su tutti Tadamasa Goto, oggetto di un'indagine che porterà Adelstein a rischiare anche la vita.








Se qualche mese fa chiunque di voi mi avesse chiesto chi fosse Jake Adelstein, non avrei saputo cosa rispondere, e avrei finito per tentare sparandola grossa ed immaginandolo come un nome da protagonista di film poliziesco in stile Homicide, o di Woody Allen: è stato grazie ad un collega, che ho invece scoperto un altro grande romanzo di questo duemilaquindici ricco di soddisfazioni letterarie, Tokyo Vice, ed un cronista riuscito a portare sulla pagina la sua personale epopea e personalità in modo così genuino da trasmettere la passione che tanto infiamma anche il sottoscritto ed una familiarità che, di norma, si finisce per avere solo con gli amici più stretti.
Dai giorni appena successivi alla laurea alla serie di colloqui ed esami sostenuti per entrare allo Yomiuri Shinbun - colosso della stampa giapponese -, si ha subito l'impressione della qualità cinematografica della prosa del buon Jake, che pagina dopo pagina diviene un vero e proprio Virgilio all'interno del lato oscuro del Giappone, un paese tanto avanzato e legato ad un benessere economico che da queste parti ci sognamo quanto grottesco e crudele, rispettoso e sempre "sottovoce" quanto spietato e terrificante.
Non pensiate, però, che Tokyo Vice sia una cronaca in stile Scarface delle imprese degli Yakuza più pericolosi e potenti: il lavoro di Adelstein, infatti, percorre la società nipponica e le sue ombre toccando tematiche disparate e profondamente interessanti sia a livello sociale che culturale, dall'alienazione che richiede il lavoro - a prescindere dai livelli dello stesso - alle impari condizioni in tutti i campi di uomo e donna - agghiacciante il racconto legato al destino di una delle più care colleghe dell'autore -, dal ruolo assolutamente alla luce del sole delle organizzazioni criminali - la Yakuza, fondamentalmente un'industria riconosciuta all'opera a tutti i livelli della società - al contesto votato alla sicurezza pronto ad essere scosso per ogni singolo omicidio "civile" - sono esclusi gli scontri tra bande rivali sempre Yakuza e quelli di stranieri, giudicati più "normali" -, dal rispetto profondo e perfino eccessivo del proprio interlocutore, dei colleghi ed amici più anziani o di grado superiore a quello mancato per le donne in genere e le lavoratrici dell'industria del sesso, tra le più diffuse e redditizie del Paese.
Assistiamo, inoltre, alle battaglie ingaggiate da un uomo pronto a colpire con la penna, e non con la pistola in pugno, che spesso e volentieri si trova a dover affrontare scelte decisamente umane e meno fantasiose di quanto ci si potrebbe immaginare rispetto ad un'opera di questo tipo, che riguardano la propria salute, la famiglia, la sicurezza, le amicizie costruite in anni di favori, consigli, visite a qualsiasi ora del giorno e della notte e ricorrenze - splendido il rapporto con Sekiguchi, poliziotto e mentore di Adelstein, e la sua famiglia, così come quello con il ribattezzato "Alien cop", pronto a regalare una delle perle più interessanti del libro rispetto all'importanza di mentire sempre a chi si ama, e l'ex boss Yakuza assunto da Jake per guardargli le spalle nel periodo conclusivo del suo scontro a distanza con Tadamasa Goto, uno dei vertici più pericolosi della malavita giapponese nonchè bersaglio principale di una delle più importanti inchieste del giornalista americano -.
Personalmente, oltre ad un ottima "guida" per un futuro viaggio nella terra del Sol Levante, ho trovato Tokyo Vice un'espressione perfetta dell'umanità in tutte le sue forme, e in Jake Adelstein non solo un suo grande interprete, ma anche, per l'appunto, cronista: nel suo percorso professionale ed umano c'è tutta l'imperfezione che è possibile immaginare, proprio perchè nessuno di noi potrà mai sognarsi di essere perfetto: la cosa migliore è quella di lottare per quello in cui si crede, e cercare, nel farlo, di non provocare troppi danni, soprattutto volontariamente.
Se la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri, Jake Adelstein con Tokyo Vice è stato un esempio imperfetto - e proprio per questo credibile ed assolutamente da sostenere - di quanto bisogno abbiamo di trasformare quella libertà in un simbolo, un valore ed una forza.
Per noi e per chi amiamo.




MrFord




"When you're big in Japan, tonight 
big in Japan, be tight 
big in Japan, where the Eastern sea's so blue 
big in Japan, alright 
pay, then I'll sleep by your side 
things are easy when you're big in Japan 
when you're big in Japan..."
Alphaville - "Big in Japan" - 






6 commenti:

  1. Una "guida" per un futuro viaggio nella terra del Sol Levante?
    Ma smettila Ford che se vai a Tokyo vai in un hotel a 5 stelle a fare il turista di lusso e stai in Jacuzzi, altroché Yakuza! ;)

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    1. Ahahah nell'hotel a cinque stelle non credo proprio di poter andare, neppure con tutta la buona volontà. ;)

      Detto questo, spero di andarci presto, a fare un giro da quelle parti.

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  2. Il Giappone è una mia vecchia fissa e questo libro intriga. Segnato! :)

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    1. Se sei appassionato di Sol Levante, questo libro ti piacerà, e non poco!

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  3. Altro recupero che potrebbe fare al mio caso segnato! ;)

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    1. Io l'ho scoperto per caso, e mi ha conquistato. Recupera!

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