lunedì 31 agosto 2015

Ant-Man


Regia: Peyton Reed
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 117'





La trama (con parole mie): Scott Lang, informatico dal grande talento ma dall'inclinazione criminale, appena uscito dal carcere dopo tre anni di detenzione e con una figlia da riconquistare, con alcuni complici mette a segno un furto nella villa del dottor Hank Pym, che sul finire degli anni ottanta riuscì a sintetizzare speciali particelle in grado di mutare dimensioni e forma di chi vi è esposto, elaborando in parallelo un sistema per dialogare con gli insetti, in special modo le formiche.
Frodato dalle Stark Industries e messo alle strette dal suo ex allievo Darren Cross, il vecchio studioso si affida dunque alla figlia Hope ed al riluttante Scott per mettere a punto un piano che prevede il recupero dei suoi progetti originali prima che siano divulgati e sfruttati come armi da chi non ha a cuore la salvaguardia del mondo: il nuovo Ant-Man, però, affronterà la vicenda con un approccio decisamente diverso da quello del suo mentore.










Sono stato per anni - quasi venti, a dirla tutta - un assiduo lettore di fumetti, appassionato di tutta la produzione americana, europea, italiana, giapponese e chi più ne ha, più ne metta: proprio con la Marvel ed i suoi eroi colorati e dotati di superproblemi ebbe inizio, nel lontano novantuno, il mio percorso da fan delle nuvole parlanti, e per quanto assolutamente dedita al commercio ed alle vendite, sono rimasto legato alla grande M anche dopo aver abbandonato gli acquisti regolari.
Ai tempi, però, ricordo che il grosso degli eroi di respiro più ampio - come gli stessi Avengers - facevano fatica ad entrarmi nel cuore rispetto ai più "sfigati" Spider Man, Devil o X-Men, così come, tra i suddetti Vendicatori, consideravo assolutamente minori charachters come Ant-Man, che raggiungeva per il rotto della cuffia, ai miei occhi, lo status effettivo del supereroe.
Alla luce di questo, e dell'abbandono di Edgar Wright - autore della mitica Trilogia del Cornetto - in cabina di regia, mi aspettavo davvero poco o nulla dal lavoro di Peyton Reed, approcciato come fosse la più disastrata delle proposte da spiaggia in questa fine estate. 
Fortunatamente, ero in torto.
Ant-Man, infatti - per merito anche del lavoro dello stesso Wright sulla sceneggiatura e di effetti speciali assolutamente all'altezza -, non solo ha finito per superare l'esame con simpatia e cialtronaggine, ma di fatto è riuscito perfino a ricordare al sottoscritto il primo e decisamente valido Iron Man, creando un abile mix tra l'approccio fracassone dei Vendicatori - ottimo il crossover con la lotta tra Ant-Man e Falcon, preludio di quello che saranno i prossimi lavori legati al Marvel Cinematic Universe - e quello scanzonato eppure drammatico di Spider Man.
Come se non bastasse, le vicende di Scott Lang e della premiata ditta Hank Pym e figlia - un'affascinante Evangeline Lilly versione Valentina di Crepax -, per quanto decisamente lontane dalla reale storia del personaggio sulla pagina, richiamano e non poco le atmosfere dei gloriosi eighties e portano in scena senza prendersi troppo sul serio un eroe per caso in grado di tenere benissimo il palcoscenico alternando simpatia, faccia di culo e sentimenti - gestito alla grande il legame con la figlia - regalando al pubblico momenti in grado di intrattenere al meglio perfino i nerd che si sarebbero probabilmente aspettati un maggiore rispetto di quelle che sono state le vicende originali del charachter: in questo senso, perfino Michael Douglas nel ruolo del Pym mentore funziona alla grande, nonostante si discosti molto da quello che è il suo corrispettivo degli albi a fumetti, decisamente più controverso e meno paterno.
Perfino i comprimari come Michael Pena e soci, sfruttati come spalle comiche di Rudd/Lang prima e del gruppo Ant-Man poi, funzionano, così come il Calabrone nel ruolo di nemesi ed i richiami a tutto quello che, probabilmente, ha ai tempi affascinato Edgar Wright e Peyton Reed come Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, più volte citato nelle prime recensioni di questo lavoro: nel complesso, dunque, assistiamo ad un viaggio divertito e divertente che non pretende di assurgere ai livelli dei Batman di Nolan ma che conferma l'altissima qualità media delle produzioni Marvel del mondo Avengers, conducendo gli spettatori un altro passo verso quella che sarà la tanto attesa "fase tre" del progetto degli Studios legati al mondo del Fumetto.
Nel frattempo, e nell'attesa, le formiche hanno detto, eccome, la loro.




MrFord




"Walk down the street
I'm thinking:
look at all the ants in a farm
I've got a sad-hearted feeling
to harm."
Eels - "Ant farm" - 







domenica 30 agosto 2015

Sharknado 3 - Oh Hell No!

Regia: Anthony C. Ferrante
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 88'






La trama (con parole mie): Fin Shepard, alle spalle le avventure a Los Angeles e New York che l'hanno fatto assurgere ad eroe assoluto antisqualo premiato anche dal Presidente degli Stati Uniti, in grado ormai di percepire anche fisicamente l'arrivo degli Sharknado è costretto a riprendere la motosega in mano per affrontare una nuova ondata di predatori piovuti dal cielo, viaggiando da Washington ad Orlando per mettere al sicuro la figlia adolescente e la moglie incinta.
Sulla strada incontrerà vecchi amici e nuovi alleati, e per affrontare la minaccia crescente si troverà costretto anche a rispolverare il rapporto con il padre, astronauta in pensione che con lui non ha mai avuto un buon rapporto: riusciranno i due a coesistere e salvare ancora una volta gli USA dagli squali?








Ricordo bene quando, nell'estate del duemilatredici, nel pieno del mio periodo lontano dal lavoro per la paternità, a casa per tre mesi come fossi uno studente, godendomi il mare come forse mai in vita mia, dedicammo una sera del soggiorno a Viareggio alla visione del primo Sharknado, in compagnia di una buona parte della tribù fordiana in trasferta: il risultato fu una visione talmente divertente e sguaiata da apparire a tratti geniale, e lasciare un'impronta indelebile nella mia carriera di spettatore e nel pubblico più in generale, tanto da generare una sorta di culto e di appuntamento estivo imprescindibile.
Peccato che, nonostante il livello di trash fosse irrimediabilmente alto, con il secondo capitolo l'operazione cominciasse a mostrare il fianco ed il suo reale valore, finendo per far sorridere, piuttosto che divertire senza ritegno, benchè la moda avesse attratto molti volti noti lieti di partecipare anche per pochi secondi alle riprese: la stessa dinamica si è ripetuta quest'anno, finendo di nuovo per far rimpiangere quella mitica "prima volta" del duemilatredici nonostante, di fatto, il livello complessivo sia risultato superiore a quello del capitolo precedente.
Di fatto, Sharknado è una porcata di proporzioni bibliche che soltanto armati di una buona predisposizione in termini di ironia e gusto dell'orrido è possibile affrontare, magari supportati da patatine, alcool a fiumi e rutto libero: vedere Ian Ziering, profugo di Beverly Hills reinventatosi, di fatto, grazie al personaggio di Fin Sheperd tagliuzzare squali a colpi di motosega come fosse la cosa più naturale del mondo finisce sempre per avere un effetto catartico, quasi esistesse un grande cuscino pronto a pararci il culo anche nel momento in cui tutto il Cinema dovesse crollare sbriciolato e senza speranza di essere ricostruito dalle proprie macerie.
Certo, svanito l'effetto novità del primo capitolo tutto ha comunque il sapore del già sentito - e dunque, sguaiato o divertente che sia, anche più triste -, eppure momenti come quelli che vedono le partecipazioni di Lorenzo Lamas, Chris Jericho - che dopo Kurt Angle nella pellicola precedente, diventa il secondo wrestler professionista ad entrare nel mondo di Sharknado -, George Martin e soprattutto David Hasselhoff riescono ancora a spolverare le risate delle grandi occasioni, un pò come la parodia della storica immagine dei marines ad Iwo Jima nella prima parte della pellicola, incentrata sulla tempesta di squali pronta ad abbattersi su Washington.
Personalmente, ho anche apprezzato l'ambientazione ad Orlando - ricordo benissimo la sfera della Universal all'interno della quale si rifugiano Fin e soci dai tempi della visita degli occupanti del Saloon ai parchi tematici della città della Florida - e l'assoluta mancanza di vergogna da parte di regista, troupe e cast, pronti, se non altro, con coraggio a premere forte sull'acceleratore del trash senza preoccuparsi minimamente di apparire davvero oltre, ed ugualmente portando sullo schermo un prodotto che, per quanto infimo, non offende o sconvolge forzatamente nessuno e, di fatto, invita a riderci sopra, senza alcuna pretesa.
L'unico, vero rischio - già in parte concretizzato - è che un'operazione iniziata come un vero e proprio fulmine a ciel sereno - in senso positivo - si trasformi in un'abitudine che tende allo scontato, specie considerato il già annunciato quarto episodio della saga con tanto di finale aperto - che non mi ha fatto impazzire, lo ammetto - e coinvolgimento "social" del pubblico in vista della prossima estate.
Staremo a vedere: per il momento, confido che Ferrante e Ziering possano stupirmi come due anni or sono, e magari osare nel portare in scena molti più squali e, perchè no, anche molti più wrestlers.



MrFord




"My body is burning
it starts to shout
desire is coming
it breaks out loud
lust is in cages
till storm breaks loose
just have to make it
with someone I choose
the night is calling."

Scorpions - "Rock you like an hurricane" - 





sabato 29 agosto 2015

Guida per riconoscere i tuoi santi

Regia: Dito Montiel
Origine: USA
Anno: 2006
Durata: 100'






La trama (con parole mie): Dito, cresciuto nel cuore del Queens negli anni ottanta alimentando i sogni di una fuga lontano dalla realtà di degrado e violenza di tutti i giorni, schiacciato dalle ingombranti figure del padre Monty e dell'inseparabile e decisamente instabile amico Antonio, innamorato della coetanea Laurie e pronto a fare almeno un tentativo per migliorare la propria vita, è segnato da una serie di tragedie che lo inducono ad abbandonare famiglia ed amici per ricominciare in California.
Vent'anni dopo, divenuto uno scrittore di successo, Dito è contattato dai vecchi compagni del quartiere e convinto a tornare dove è cresciuto per stare vicino al padre, ormai morente.
Riuscirà Dito a far fronte ai ricordi, dolorosi e non, ed affrontare faccia a faccia le persone dalle quali è fuggito tanto tempo prima?









A prescindere da quello che è il valore artistico di un film, la sua importanza per la Storia della settima arte, le critiche e le riflessioni che lo stesso suscita, a volte si incontrano titoli che segnano inevitabilmente la vita personale, finendo per rappresentare ricordi, emozioni, eventi che sono stati spartiacque nel nostro viaggio.
Guida per riconoscere i tuoi santi uscì in sala nella primavera del duemilasette, nel pieno di uno dei miei periodi più selvaggi e selvatici, quando tra un'uscita ed una sbronza, una sbronza ed un'uscita non riuscivo a capire se avrei preferito fuggire dai letti la mattina dopo per sempre o innamorarmi e ricominciare a costruire, invece che a distruggere: uscivo con una ragazza conosciuta anni prima con la quale non andò affatto bene, anche lei grande appassionata di Cinema, scrivevo per Hideout e il Saloon era ancora meno di un'idea.
Ma soprattutto, la sera che vidi il primo - ed unico significativo, purtroppo - lavoro dietro la macchina da presa di Dito Montiel, si operava a cuore aperto il mio migliore amico, che fin da bambino ha dovuto convivere con una valvola artificiale sostituita più volte nel corso degli anni: ci siamo conosciuti ai tempi del liceo, quando entrambi eravamo molto più timidi di adesso, e nonostante io fossi un vero stronzo ricordo che mi colpì subito per la sua genuinità, ed un approccio da outsider simile al mio mosso da passioni vicinissime tra loro - le ragazze soprattutto, ma anche le velleità artistiche, lui con la musica ed io con la scrittura -.
Nel corso degli anni, soprattutto dopo la fine della scuola, ci siamo persi e ritrovati così tante volte da non crederci, eppure, che fosse a distanza di un giorno o di mesi e mesi, rivedersi innescava immediatamente quello stesso senso di familiarità che è impossibile descrivere, e che trova il suo senso soltanto quando ci confrontiamo con le persone che più siamo destinati ad amare nella vita.
Poi, certo, lui è stato più lungimirante ad inseguire il suo sogno di cantautore, sacrificando tante cose - compreso il tempo con suo figlio - alle quali io, per pigrizia o ingordigia - ho sempre preferito avere un pò di tutto che tutto di una cosa sola - non ho mai saputo rinunciare: ma la sua voglia di vivere e la sua passione sono sempre state esattamente come le mie, e forse la reciproca voracità rispetto all'esistenza non solo ci ha legati sempre più a fondo, ma lo ha portato ad ignorare la precarietà della sua condizione fisica, in barba ai consigli dei medici - ricordo ancora il trasloco nella prima casa che ho condiviso con Julez, ed il pensiero che potesse restarci secco dopo aver portato con me un materasso per quattro rampe di scale - e non solo.
Ad ogni modo, il giorno in cui vidi Guida per riconoscere i tuoi santi, Max stava su un tavolo operatorio per un intervento da dodici ore dal quale non avevamo certezza che sarebbe uscito vivo: a differenza di Dito Montiel, io non ho - nonostante i numerosi viaggi - mai abbandonato il "vecchio quartiere", o avuto un'adolescenza particolarmente problematica, un amico o un padre ingombranti come Antonio e Monty, e non sono diventato uno scrittore famoso.
Eppure il suo modo di raccontare i dolori della crescita, il bisogno di sognare, di trovare la propria identità e libertà, l'egoismo dell'adolescenza, il disequilibrio tra chi parte ed è destinato a cambiare le cose e chi resta, e tiene i cavalli: guardando Guida per riconoscere i tuoi santi, anche ora, a quasi dieci anni di distanza, penso a me e Max, a quanto fossi simile al Dito adolescente e quanto, probabilmente, ora sono più vicino all'Antonio adulto.
Due persone legate in modo indissolubile che si trovano di fronte ad un tavolo, e nonostante l'incertezza, il tempo trascorso, le diversità, le ferite, semplicemente iniziano a parlare.
E tornano a scoprire la magia di quei legami che, a prescindere dalle strade prese nel corso della vita, sono destinati a durare per sempre.
I nostri santi.
Quelli che, anche quando vai via, restano.
Quelli che pensi di aver perduto, e invece sono sempre con te.
Max è uscito da quella sala operatoria più o meno rimesso a nuovo.
L'ho visto l'ultima volta alla fine di ottobre del duemilatredici, per il mio compleanno, grazie ad una sorpresa organizzata da Julez, ed ho avuto finalmente modo di conoscere di persona suo figlio.
Ed è stato come sempre tra me e lui.
Uno sguardo, due parole e siamo tornati tra i banchi di scuola, alle chiacchiere sulle prime volte, alla vita che ci porta da una parte o dall'altra, ma che alla fine, ci vede sempre presenti, ogni volta che ne abbiamo o avremo bisogno.
E sono sicuro che la prossima volta che ci vedremo, sarà ancora così.
Come è sempre stato.
Ed è bello scoprire di avere qualche santo qui sulla Terra, invece che in Paradiso. 




MrFord




"Many years since I was here 
on the street I was passing my time away 
to the left and to the right 
bulidings towering to the sky 
it's out of sight 
in the dead of night."
Kiss - "New York Groove" - 





venerdì 28 agosto 2015

Shortbus

Regia: John Cameron Mitchell
Origine: USA
Anno: 2006
Durata: 101'






La trama (con parole mie): James e Jamie, giovane coppia gay alle prese con i problemi emotivi del primo, prende la decisione di aprire gli orizzonti lasciando che nuove conquiste entrino a far parte della quotidianità. Comunicando con la terapista Sofia i due scoprono che quest'ultima ha vissuto tutta la vita senza essere in grado di avere un orgasmo, finendo per trasformare il rapporto tra specialista e pazienti in amicizia: decisi infatti ad aiutare la donna, i due le mostreranno lo Shortbus, un locale dove si riuniscono i più svariati elementi della comunità underground e non solo di New York all'interno del quale si celebra e festeggia la libertà di amare e fare sesso con chiunque si desideri, e di farlo nel modo più divertito e divertente possibile.
Le vite dei tre, dunque, si incroceranno con quelle della dominatrix Severin, del giovane voyeur Caleb e di Ceth, che sconvolgerà l'equilibrio di James e Jamie mentre Sofia cercherà una nuova strada che la condurrà lontana dal marito.







Questo post partecipa alle celebrazioni del Rainbow Day per il compleanno de La fabbrica dei sogni.




Negli anni in cui fui preda da timidezza da Noi siamo infinito, ricordo che il mio rapporto con il sesso era molto costretto, legato, forse ancora figlio del retaggio cattolico che, volenti o nolenti, noi europei dobbiamo prima o poi affrontare per capire chi siamo e dove stiamo andando: ricordo benissimo un pomeriggio estivo di parecchi anni fa - dovevo avere una quindicina d'anni - in cui una ragazza del parco di quelle da baci sulle panchine e qualche mano allungata ma non troppo mi invitò a casa sua per vedere un film e, quando giunti alla metà non le ero ancora saltato addosso, mi disse candidamente: "Se vuoi ti dico come finisce".
Beata gioventù. Capitasse oggi, penso, potrebbe finire a lingua in bocca già sulla porta.
Il bello, comunque, del sesso - come della vita -, è che non si finisce mai di imparare, ed essendo un linguaggio molto intimo finisce per mostrare molto di chi siamo e di chi abbiamo di fronte - o sotto, o sopra, o dove volete -: ai tempi dell'uscita in sala di Shortbus ero in un periodo di piena rivoluzione della mia esistenza, al principio di una delle fasi più wild - ed occasionali, parlando in termini di compagne di letto - del mio viaggio.
Fin dalla prima visione, e da quella sequenza d'apertura legata, più che ai numeri ed alle posizioni a letto provate da Sofia e dal marito, all'autopompino di James, ho voluto un gran bene a Shortbus, portato sullo schermo dal John Cameron Mitchell di Hedwig - che avevo adorato ai tempi dei tempi -, una grande, divertita, divertente - anche nei suoi risvolti drammatici - dichiarazione d'amore al sesso come espressione della nostra identità, qualcosa per la quale non abbiamo nulla di cui vergognarci, ma della quale godere come fosse un'incarnazione della Libertà come concetto, che si parli di fisicità, sentimento, pensiero, individualità.
E dunque, dai primi dubbi sul voyeur Caleb alla preoccupazione per le inclinazioni autodistruttive dello stesso James, perfino i pensieri più negativi vengono buttati fuori come l'aria durante uno sforzo fisico sfruttando il principio secondo il quale, inevitabilmente, una volta veicolata bene l'energia non si può che stare meglio, anche se stanchi e stremati, e proprio venendo - nel senso letterale del termine - tutto si apra in un meraviglioso momento estatico in grado di farci volteggiare in aria o sprofondare nel più pacifico e profondo dei sonni.
Shortbus è tutto questo e molto altro, è una poesia d'amore a New York e l'inno americano cantato nel culo del proprio partner, è la gioia di mostrare le proprie inclinazioni, perversioni, fantasie senza la paura di essere giudicati, o stare facendo qualcosa che possa causare male a chi ci sta intorno, a noi stessi o al prossimo: un inno alla vita ed alle scopate che è un barbarico YAWP all'indirizzo di chi ancora nega, o seppellisce, o finge non esistano pulsioni selvatiche e profonde, e profondamente umane, come quella del desiderio.
Dovesse mai capitarvi di sentire che la strada è perduta, che l'orizzonte è troppo stretto ed oscuro in termini fisici o sentimentali, allora mollate gli ormeggi, toglietevi tutti i vestiti e godetevi visioni come questa: può essere che, almeno a tratti, vi faccia male, ma alla fine vi verrà una tale voglia di gridare di piacere da farvi dimenticare qualsiasi ferita precedente.




MrFord




Partecipano all'iniziativa arcobaleno:
http://incentralperk.blogspot.com/2015/08/weekend.html Lisa Costa Weekend
http://insidetheobsidianmirror.blogspot.com/2015/08/otto-or-up-with-dead-people.html
http://nonceparagonecinema.blogspot.com/2015/08/rainbow-day-pride-2014.html
http://www.pensiericannibali.com/2015/08/priscilla-la-vagina-piu-o-meno-del.html
http://lafabricadeisogni.blogspot.com/2015/08/rainbow-day-la-moglie-del-soldato.html
http://bollalmanacco.blogspot.com/2015/08/rainbow-day-cruising-1980.html
http://www.delicatamenteperfido.com/2015/08/dallas-buyers-club-recensione.html
http://solaris-film.blogspot.com/2015/08/rainbow-day-i-segreti-di-brokeback.html
http://directorcult.blogspot.com/2015/08/rainbow-day-appropriate-behavior.html
http://castellodiif.blogspot.com/2015/08/e-adesso-sta-con-lei.html




"We are from heat
the electric one
does it shock you to see, he left us the sun?
the atoms in the air
organisms in the sea
the Sun, and yes, man
are made of the same things."
Pharrell Williams - "Freedom!" -





giovedì 27 agosto 2015

Thursday's child


La trama (con parole mie): con il grande rientro, anche le uscite in sala tornano alla loro collocazione naturale del giovedì e ad un numero decisamente preoccupante per chi ne deve in qualche modo parlare, specie considerando che non si tratta di cose sulla carte memorabili.
Quello che non è tornato alla normalità perchè purtroppo non c'è verso di liberarsene neppure per una settimana una è il mio antagonista Cannibal Kid, che come di consueto infesta questa rubrica con i suoi stralunati commenti ai quali mi tocca sempre porre rimedio.


"Ammazza, buoni questi cocktails di Ford, decisamente più forti di quelli del Cannibale."
Minions

"Wow, Ford è davvero un guru."
Cannibal dice: Non sono un grande fan dei due Cattivissimo me, film che, a dispetto del titolo, sono un campionario di buonismo quasi quanto il finto duro James Ford (http://www.pensiericannibali.com/2013/10/cattivissimo-dove.html). Quanto ai Minions, presi a piccolissime dosi sono anche simpatici ma già alla seconda pellicola avevano rotto, quindi io tutto questo gran bisogno di un film a loro dedicato non lo sentivo di certo. Una bambinata che farà probabilmente grandissimi incassi, ma evitabilissima per me.
Ford dice: i due Cattivissimo me, pur non essendo certamente Capolavori, tutto sommato risultavano quantomeno gradevoli - quantomeno rispetto alle aspettative della vigilia -.
I Minions, comprimari pronti ad assalire il botteghino dopo aver spopolato nell'ambito dei gadget, saranno unici protagonisti di questo lungometraggio in rampa di lancio in casa Ford. Una sola perplessità: riusciranno a tenere la durata senza annoiare?



Professore per amore

"Merda, questo scritto di Cannibal è davvero inquietante!"
Cannibal dice: Commedia che segna il ritorno sulle scene di Hugh Grant e che io ho già visto in anteprima mondiale a un prestigioso festival cinematografico internazionale...
No, non è vero. L'ho trovato in rete. A breve la recensione. Dove?
Solo su Pensieri Cannibali, visto che Ford con tutti i suoi pregiudizi si terrà lontano da questa che bollerà come una semplice romcom lontana dalle sue limitate corde.
Ford dice: semplice romcom lontana dalle mie limitate corde che lascio con enorme piacere a Cannibal e ai suoi festival cinematografici internazionali per pusillanimi. Il presidente della giuria di questa edizione mi dicono sia Hugh Grant.



Qualcosa di buono

"Hai invitato a cena Ford!? Tu sei proprio fuori di testa!"
Cannibal dice: Un film sulla malattia che mi vedrò più per Emmy Rossum che non per la fordiana Hilary Swank, e poi perché la tematica, per quanto deprimente, ultimamente mi sta dando soddisfazioni, si vedano Colpa delle stelle, Chasing Life o Quasi amici. Sperando ne venga fuori qualcosa di buono e non di buonista...
Vorrei dire qualcosa di buono anche su Ford, ma sono due ore che ci penso e proprio non mi viene in mente niente.
Ford dice: più che qualcosa di buono, mi pare ci troveremo di fronte qualcosa di buonista come i titoli da teenagers dalla lacrima facile che piacciono tanto al mio rivale, nonostante le recensioni non siano così terribili. Staremo a vedere.



Il grande quaderno

"Ford mi aveva assicurato che questo era un posto divertente. Maledetto."
Cannibal dice: Pellicola tedesca sulla seconda guerra mondiale e sinceramente io di film sulla seconda guerra mondiale, così come di lavori consigliati da Ford, per un bel po' non voglio più vederne.
Ford dice: siamo ancora - in barba al clima di questi ultimi giorni - in estate perché possa pensare di preferire a Sharknado 3 un film ambientato sul confine ungherese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Al massimo, e a meno che Peppa non ne scriva bene, lo terrò eventualmente per l'inverno.



Love Is in the Air - Turbolenze d'amore

"Il pilota di questo aereo è Ford!? Se l'avessi saputo, sarei rimasto a terra!"
Cannibal dice: Se di film sulla seconda guerra mondiale non ne voglio sapere, soprattutto in questo periodo estivo, una bella commediola leggera francese invece calza proprio a pennello. È da un po' che non ne vedo una e questa ci sta tutta, anche perché la protagonista è la splendida Ludivine Sagnier. Salgo subito su questo volo, mentre Ford sta fermo all'imbarco. Sia mai che veda un film in cui non ci sono serial killer o uomini nudi che si menano o uomini nudi che menano serial killer.
Ford dice: altra commediola estiva del tipo buono giusto per le casalinghe disperate come Cannibal Kid, che correrà ad imbarcarsi in quest'avventura tutt'altro che adrenalinica mentre il sottoscritto si gode gli ultimi scampoli di azione estiva con cose decisamente più interessanti come Mission Impossible.



Taxi Teheran

"Te l'avevo detto di non prendere il taxi di Ford!"
Cannibal dice: Orso d'oro all'ultimo Festival di Berlino firmato dall'iraniano Jafar Panahi. Vorrei tanto avere la voglia di guardarlo, ma è ancora estate e questo mi sa troppo di lavoro impegnato fordiano. Quindi passo.
Ford dice: di norma l'estate, come già più volte sottolineato, è un periodo dedicato e consacrato ai film di totale intrattenimento a zero neuroni, ma per Jafar Panahi faccio volentieri un'eccezione.
Sempre che una chicca come questa si riesca a trovare, in sala o in rete.



Partisan

"Peppa, Ford mi ha detto di trattarti anche peggio di quanto fa lui."
Cannibal dice: Film francese con Vincent Cassel che si preannuncia piuttosto inquietante e anche interessante. Magari non è troppo indicato per il periodo, ma mi sa che me lo tengo al fresco per l'autunno.
Ford dice: pellicola che non sembra male, ma che, per una qualche ragione oscura, non mi attira più di tanto. Un po' come quando un qualsiasi film viene sponsorizzato dal Cucciolo Eroico: da interessante, di colpo, diventa tranquillamente evitabile.



A Blast

"C'è Cannibal in giro, sarà meglio sparire in fretta."
Cannibal dice: La Grecia sarà anche in crisi quasi quanto WhiteRussian, ma il suo cinema sta invece vivendo un buon momento. Nella miriade di proposte poco eccezionali di questa settimana, questo A Blast potrebbe quindi anche guadagnarsi una possibilità. Forse.
Ford dice: tornato dalle vacanze e con un buon numero di recuperi da smaltire, questa sorta di thriller in salsa greca finisce nel novero dei titoli che non so neppure se un giorno o l'altro faranno capolino al Saloon. A meno che Cannibal non lo stronchi: in quel caso correrò a vederlo prima di subito.



La bella gente

"Cannibal mi ha dato appuntamento qui, ma ancora non si è visto. Forse ha fatto male a farsi dare un passaggio da Ford."
Cannibal dice: Vi era mancato il cinema italiano?
A me sinceramente non molto. Dopo un periodo di latitanza, ecco però che si riaffaccia nelle sale. La bella gente sarà anche un bel film?
Mah!
Ford dice: in tutta onestà, il Cinema italiano non mi manca per niente, in questo periodo, fatta eccezione per quei due o tre titoli all'anno meritevoli. Lascio dunque un po' di bella gente armata di bastoni sotto casa del mio antagonista e corro a vedermi qualcos'altro.




Mirafiori Lunapark

"Mi è andata bene. Cannibal e Ford non saranno i miei autisti."
Cannibal dice: Altro film italiano. Se La bella gente potrebbe anche rivelarsi non dico bello ma magari decente, le possibilità che questo si salvi appaiono invece molto poche. Come quelle di un film con Schwarzenegger su Pensieri Cannibali.
Ford dice: dato che non bastava un film italiano inutile per questa settimana, ecco subito giungere il secondo. Che avrà lo stesso destino di quello che l'ha preceduto: il vicolo dietro al Saloon.



In un posto bellissimo

"Questo posto mi pare tutto tranne che bello."
Cannibal dice: Per settimane il cinema italiano è rimasto a sonnecchiare, e ora ci rifila un triplete secco. Questo lavoro propone due attori validi, Isabella Ragonese e Alessio Boni, ma sarà davvero bellissimo?
Ford dice: non c'è due, senza tre. Dunque, cestino felicemente anche questo.



Film bonus
Quando c'era Marnie
(dal 24 agosto)

"Katniss, non preoccuparti: ti porto io lontana da quel mostro di Ford!"
Cannibal dice: Sarà davvero l'ultimo film dello Studio Ghibli?
In attesa di scoprirlo, questo Quando c'era Marnie è arrivato nelle sale italiane per 3 giorni, dal 24 al 26 agosto. Se non ne avete approfittato, potete sempre recuperarlo per altre vie. Augurandoci che non sia davvero l'ultimo lavoro dello Studio Ghibli, quanto piuttosto solo l'ultimo commento di Ford.
Ford dice: spero davvero che lo Studio Ghibli, che negli ultimi vent'anni ha prodotto alcuni dei più grandi Capolavori della Storia dell'Animazione, non sia alla sua ultima produzione, perchè sarebbe davvero una perdita enorme per tutti gli amanti del Cinema vero. Quindi, non per Cannibal, presumibilmente.
Nel frattempo, correte tutti assolutamente a recuperarlo, in barba alla barbara distribuzione italiota.



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