mercoledì 25 gennaio 2012

The help

Regia: Tate Taylor
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 146'

 
La trama (con parole mie): siamo dalle parti di Jackson, nel cuore del Sud degli Usa nei primi anni sessanta, in leggero anticipo rispetto all'epoca delle lotte per i diritti civili che scuoteranno le fondamenta dell'America tutta Coca Cola e chiesa della buona società bianca ipocrita e sfruttatrice.
Skeeter Phelan, aspirante giornalista, al contrario delle sue coetanee e del senso comune, coltiva l'idea di scrivere un libro che possa raccontare l'esperienza delle donne di colore assunte come tutrici e governanti dalle famiglie della buona borghesia, e per rendere possibile la sua impresa - oltre ad inimicarsi le compagne al circolo del bridge - contatta Abileen Clark e Minny Jackson, in modo che possano per la prima volta parlare liberamente della propria esperienza umana e di lavoro.
Le due donne, tutte cuore e cucina, saranno solo l'inizio di una vera, piccola, grande rivoluzione culturale.




Chiariamolo subito, senza pensarci troppo: The help è un film fatto apposta per essere quel titolo ruffiano abbastanza da piacere a pubblico e critica nel periodo caldo che della notte degli Oscar.
Una cosa come già furono Forrest Gump, Salvate il soldato Ryan o La vita è bella: quei titoli che, in genere, fanno incazzare a morte i radical chic e la gente con la puzza sotto il naso perchè troppo popolari nel senso dispegiativo del termine.
Invece ve lo devo proprio dire: il lavoro di Tate Taylor è davvero ottimo, funziona in tutto e per tutto, dalla risata alla lacrima, ed è in grado - pur da gran paraculo, su questo non c'è dubbio - di coinvolgere ogni spettatore, anche quando lo stesso potrà negarlo. 
E' un film coinvolgente, onesto, di cuore come - fortunatamente - me ne sono capitati molti in questo periodo, giustamente incensato per una colonna sonora ottima ed un cast in forma strepitosa, in grado di risvegliare - o almeno, fare in modo che il dubbio possa esserci - una certa coscienza sociale nell'audience andando ben oltre una sceneggiatura ben calibrata pur rimanendo sicuramente accademica.
Il grande merito del successo di questa trascinante pellicola va all'uomo dietro la macchina da presa, che con un'umiltà non comune tra i suoi colleghi sceglie di lasciare tutto il palcoscenico alle sue attrici, brave abbastanza da non apparire involontariamente caricaturali o troppo ruffiane, sfoderando una serie di personaggi già a loro modo cult - nel bene o nel male - divenendo, di fatto, una sorta di versione anni zero del noto Il colore viola: dall'emancipata Skeeter di Emma Stone - ormai in ascesa inarrestabile - alle meravigliose Aibileen e Minny di Viola Davis e Octavia Spencer, passando attraverso l'irritante Hilly interpretata da Bryce Dallas Howard - in un ruolo che pare cucito addosso a lei - e l'ingenua Celia - sorprendente Jessica Chastain dopo la paresi permanente di The tree of life - tutte le straordinarie protagoniste di questa piccola epopea raccontano non soltanto un'epoca vista da un'ottica completamente "in rosa", ma divengono portatrici di un messaggio che va ben oltre il razzismo illustrato senza eccessiva retorica dal regista, e si lega al concetto di cattiveria celato - e neanche troppo bene - spesso e volentieri nell'animo dell'Uomo, eppure mai univoco e sopra le righe.
In questo senso, la splendida sequenza delle interviste alle governanti accorse in massa per sostenere il progetto di Skeeter, Aibileen e Minny - a mio parere il momento migliore della pellicola - porta davanti agli occhi dello spettatore episodi vergognosi per ogni bianco - dai piccoli soprusi ai grandi drammi - così come atti di generosità e d'amore ben lontani da una realtà allora fatta di schiavi e padroni legalizzati - da brividi il racconto dell'anziana donna che ricorda il Dottore che acquistò gli appezzamenti di terreno che lei sfruttava come scorciatoia per recarsi al lavoro nella sua casa -, rendendo The help un monito legato di certo ad un'epoca e ad episodi ben precisi eppure in grado di far riflettere su un problema per il quale il razzismo non è altro che una scusa: quello dell'ignoranza bigotta ed egoista di alcuni tipi di esseri umani.
E nonostante il dramma e la questione sociale, la pellicola di Taylor offre anche numerosi spunti legati ad una natura di commedia, da quelli più clamorosamente "da Oscar" come quel fantastico "eat my shit" che tutti attendono dalla prima apparizione del personaggio della Howard alle venature sottili del rapporto tra Aibileen e Skeeter o gli irresistibili siparietti con una Sissy Spacek in grande spolvero nel ruolo della madre ormai sopra le righe della brycedallasiana Hilly.
Ma torniamo al principio: The help è un film spudoratamente ruffiano? Certo.
E' confezionato per essere uno dei favoriti alle statuette dell'Academy? Di sicuro.
Eppure, rispondete ad una domanda: vogliamo davvero essere come quei finti alternativi che no, non vanno a vedere il film "da Oscar" made in Usa perchè loro sono ad un altro livello?
Sinceramente, se prendessi una decisione simile mi parrebbe di essere una delle sciapissime finte amiche di Skeeter che raccolgono fondi per i bambini africani e poi fanno costruire un bagno secondario perchè non vogliono appoggiare le loro reali e grinzose chiappette bianche dove si accomodano i morbidi ed abbondanti fondo schiena delle donne nere che hanno fatto da madri ai loro figli.
Fanculo agli Oscar e fanculo a tutte queste stronzate da casa e Chiesa e KKK.
Io The help me lo sono goduto, e tanto.
Come un pranzo preparato con gratitudine ad una donna che è un esempio per tutte le altre.
Non solo un "aiuto".
Ma ben altro: una madre.


MrFord



"We got married in a fever, hotter than a pepper sprout,
we've been talkin' 'bout Jackson, ever since the fire went out.
I'm goin' to Jackson, I'm gonna mess around,
Yeah, I'm goin' to Jackson,
Look out Jackson town."
Johnny Cash&June Carter-Cash - "Jackson" -


29 commenti:

  1. mi fa piacere quello che hai scritto, condivido le riflessioni su radical, ecc... è piaciuto anche me. oscar cmq mi pare non ne avrà, anche se dovrei meglio informarmi sulle nomination

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    1. Roby, secondo me invece le due attrici potrebbero avere buone possibilità.
      Per la nomination a miglior film, invece, credo che si giocheranno la statuetta The artist e Hugo Cabret.

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  2. "sorprendente Jessica Chastain dopo la paresi permanente di The tree of life"
    RIP WhiteRussian
    dopo di questa, questo blog ha perso anche la benché minima credibilità che poteva avere *__*

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    1. Cannibale, ma come!?!? Non sei contento che ho parlato bene di una delle tue attrici feticcio!?!? ;)

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    2. beh cazzo stavolta il Cannibale ha ragione però eh, come diavolo ti permetti di insultare quel gioiellino? tanto l'oscar anzi gli oscars sanciranno la vittoria di un masterpiece...

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    3. Non insulto lei, quanto quel pippone di The tree of life, il film più sopravvalutato del 2011! Ahahahahahahah!

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    4. beh Ford sappi che con "quel gioiellino" intendevo solo ed esclusivamente TREE OF LIFE, quel capolavoro! bottigliate pesantissime in arrivo

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    5. Altro che Capolavoro, quello è un pippone galattico! Bottigliate per Malick e per te! Ahahahahha!

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    6. stavolta ti sbagli di grosso, ritira le tue parole finchè sei in tempo Ford :D

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    7. Non ritiro proprio niente, anzi!
      Vi rifilo una serie di bottigliate fino a quando anche voi non lo riconoscete come pippone! Ahahahaha!

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    8. beh se aspetti questo... aspetta e spera visto che non accadrà MAI!

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    9. Tranquillo, possiamo continuare a bottigliarci all'infinito! ;)

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    10. e cosi sia!
      hai presente Gibson in Braveheart che grida: "Libertààààà" io griderò: "Per Maliiiiick!!"

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  3. Condivido tutto. tranne l'affermazione su Jessica Chastain, che in The Tree of life offre una delle migliori interpretazioni dell'ultimo decennio!

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    1. Perso, sarà che l'unica cosa davvero efficace di The tree of life è stata l'interpretazione di Brad Pitt, ma proprio la Chastain mi è parsa evanescente - nel senso negativo del termine - nel film di Malick.
      Qui, invece, mi pare tiri fuori gli attributi. ;)

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  4. Ma... da ex radical chic ti dirò che alcune "ruffianate" da Oscar a me sono piaciute anche in passato (Forrest lo riguardo sempre volentieri). Per cui diamo qualche chance anche a The Help

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    1. Gae, il genere è proprio quello del vecchio Forrest - che anche a me non dispiace mai rivedere, pur nel suo essere ruffiano -.
      Recuperalo!

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  5. lo vedrò a breve, però se mi dici che è abastanza ruffiano ecc non faccio altro che ripensare a Hooper e, conseguenza mi incazzo come una iena!

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    1. Lorant, questo fa mangiare la polvere al discorsone del re. Ruffiano, ma molto piacevole.

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    2. bene, stasera me lo sparo e domani ti faccio sapere ;)

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    3. Ok, aspetto di sapere cosa ne pensi!

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  6. tra domani e il fine settimana conto di vederlo; parto già prevenuta in positivo ma saprò dirlo meglio una volta visto :)

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    1. Margherita, sono sicuro che ti piacerà.
      Aspetto di sapere come ti è andata!

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  7. Gli Oscar hanno la stessa funzione delle classifiche musicali o degli MTV Awards: servono solo a vendere di più un prodotto. Arte ed espressione non vanno tanto d'accordo con le classifiche.

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    1. Skull, ci sta che a volte la ribalta venga data anche a prodotti "per tutti" come questo, quando sono ben fatti.
      Il peccato è più grande quando film come Inception - l'anno scorso - o Drive - quest'anno - vengono ignorati.

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  8. Ancora una volta hai ragione: a questo film non manca un bottone, non gli pende un filo. Le attrici sono perfette, i dialoghi non hanno un momento di stanchezza, costumi e scenografia al livello di "Lontano dal Paradiso" (ma con meno melassa). Poi, uno è liberissimo di restare un simpatico razzista. Ma intanto ha visto un film, nel suo genere, perfetto

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    1. Yanez, ti dirò: io non sono mai stato neanche simpaticamente dalle parti del razzismo, ma di certo questo è un film di valore, che tocca lo spettatore e resta dentro, per quanto forse troppo "perfetto".

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