giovedì 3 giugno 2010

Verso il sole

Michael Cimino è uno di quei registi che hanno costruito il mito del cinema americano recente e, seppur autori di capolavori indimenticabili - Il cacciatore vi dice niente? - sono entrati nella schiera dei "dimenticati" un pò perchè passati di moda politicamente - degli storici conservatori del cinema made in Usa è rimasto in auge solo Clint -, un pò perchè - in particolare nel suo caso - abbandonati dal pubblico proprio nel momento del loro massimo splendore artistico.
Ma non siamo qui, almeno stavolta, a parlare del fiasco che costò la carriera che conta a Cimino - l'indimenticabile I cancelli del cielo -, bensì di un semisconosciuto suo lavoro che, purtroppo, in Italia ha conosciuto pochissima fortuna sia ai tempi della distribuzione in sala che, disgraziatamente, ora, nell'era dell'home video.
Eppure Verso il sole si inserisce - e alla grande - nella tradizione del cinema americano dei "losers" e dei reietti, con un occhio alla storia ed uno alla libertà che superano le convinzioni politiche e divengono un simbolo che sa tanto di anarchia, nel senso più ideale possibile del termine.
Riportando alla mente perle come Un mondo perfetto - Clint in questi giorni è ricorrente - rievoca il mito della strada e del vento nei capelli, così come l'idea dell'outsider che riscatta il vincente così rapito dal mito della società e del successo da non accorgersi di avere la sabbia della vita che scorre inevitabilmente tra le mani.
Blue, come ama farsi chiamare, ragazzo del ghetto, mezzo navajo e mezzo afroamericano, afflitto da una forma rarissima di tumore e destinato al carcere a vita o alla pena capitale per aver ucciso il patrigno, rapisce un oncologo di successo affinchè lo stesso possa essere sua garanzia di fuga e biglietto di sola andata verso un lago sacro che ha il potere, secondo le leggende dei nativi americani, di curare da qualsiasi male.
Un male che ha lasciato ferite profonde anche nel bianco tutto regole e sana alimentazione, portandogli via un fratello della stessa età di Blue, e finendo per tracciare una linea ad un tempo invisibile ed indelebile nella vita del dottore.
E proprio in quell'equilibrio precario fatto di grandi "fanculo" e tentativi di fuga, Cimino inserisce momenti di magica poesia da "badlands" e grandi paesaggi, splendide trovate - Blue mette alla guida il dottore perchè senza patente - e cambi di registro che passano dalla commedia leggera, al thriller d'inseguimento, al film di formazione fino al dramma.
Sempre in equilibrio, poi, il regista distribuisce momenti di commozione e partecipazione, violenza e allegria, per sorprendere nel finale dribblando la retorica con un parallelo simbolico estremamente efficace.
Non sarà la materia più innovativa della storia del Cinema, ma avercene, di film così.
Una dimostrazione più che palese che un grande regista non ha bisogno affatto di grandi produzioni, e una lezione per tutti quelli che - finanziatori e majors in primis - hanno deciso di non credere più in Cimino.
Dove avete gli occhi, ragazzi!? 
Questo qui è quello che spara ai cervi, mica l'ultimo arrivato!
Grande zampata, Michael. Sei ancora uno dei re della foresta.

"Cause I'm as free ad a bird, now.
And the bird you cannot change."
MrFord

1 commento:

  1. E sotto 'o sole vene
    e se ne va'
    e saglie sulamente 'a voglia e 'jastemma'
    e nun ne parlamme cchiù
    nun ne parlamme...

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