martedì 29 giugno 2010

Prince of Persia


Forse, con l'età, mi sto rammollendo.
Sempre più spesso, ultimamente, eccezion fatta per schifezzuole trascurabili come Scontro di titani o porcate d'autore inammissibili come Antichrist, mi capita di apprezzare anche film d'intrattenimento puro assolutamente maltrattati dalla critica, specialmente quella giovane, online e radical chic.
Che sia una sorta di inconscia presa di posizione contro quel fare da intenditori che poi tutti sappiamo celare semplicemente velleità mai espresse di aspiranti registi?
Non lo so neppure io.
Fatto sta che Prince of Persia - a tutti gli effetti un videogiocone tutto mestiere e parkour - mi ha davvero intrattenuto come si converrebbe ad un film di questo tipo.
Stravaccato sul divano sorseggiando cherry non potevo davvero chiedere di meglio al relax di una serata casalinga: Mike Newell, passato dal cinema d'autore al mestiere d'autore, porta a casa il compito assegnatogli da Disney e dai produttori confezionando un prodotto che incrocia Assassin's Creed - se ci avete giocato almeno una volta, sarà stato impossibile non notare assonanze incredibili fra il videogioco suddetto e le evoluzioni del buon principe sui tetti di Alamut - alla saga dei Pirati dei Caraibi, dalla quale eredita, specialmente grazie al personaggio interpretato da Alfred Molina e ai battibecchi fra Tamina e Dastan, quell'ironia spiccia che, dagli anni '80, traccia un netto confine fra il film d'intrattenimento che suscita noia mortale e quello che, effettivamente, tiene fede al suo nome.
In questo senso, proprio come la trilogia piratesca legata a Jack Sparrow e soci, Prince of Persia ricorda - con le dovute proporzioni - i film d'avventura mainstream che caratterizzarono il decennio della mia infanzia, e sinceramente mi trovo spiazzato dal fatto che, negli Usa come qui da noi, il successo al botteghino - dalla critica me l'aspettavo - sia stato scarso.
Non che la cosa mi preoccupi.
Essenzialmente, mi godo i salti videoludici di Dastan e l'intricata trama temporale - forse troppo intricata per il pubblico "troppo" e troppo poco per il pubblico "poco"? - senza pensare  che questo debba essere un film da ricordare, o un capolavoro del Cinema: il suo ruolo è ben altro.
Ovvero: offrire una sorta di pausa mentale di un paio d'ore scarse che non causi sonno inarrestabile o eccessi di rabbia verso regista e produttori, che somigli ad un'attrazione di Gardaland - o a un videogioco, poco importa - e che favorisca la lenta, gustosa discesa verso il sonno o la sbronza.
Quasi senza dubbio - incassi inaspettatamente bassi permettendo - ci sarà un sequel, e sinceramente, in barba all'autorialità - o forse no, visto che si parla del regista di Quattro matrimoni e un funerale e Donnie Brasco -, sarei più intrigato dal godermi di nuovo divano e cherry di fronte ad una nuova avventura di Dastan e fratelli che non al già annunciato Sherlock Holmes di Guy Ritchie, che pure, nell'ambito del divertimento senza pretese, si difendeva.
Prometto che presto sciorinerò qualche sviolinata d'essai, ma intanto, con il caldo e la voglia di ferie che incombono, non mi vergogno affatto di qualche salto mortale Playstation style.

"Might as well jump
(jump)
Go ahead an' jump
(jump)."

3 commenti:

  1. Pinciopppesssia mioooooooooooooooooooooooooooo

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  2. Innanzitutto Jake in veste scapigliata dà un bonus mica da ridere al mio gradimento di questa pellicola XD comunque sì dài,un bel film popcorn.La tipa mi stava un pò sui cosiddetti,ma pazienza.Fra l'altro a P.o.P. avevo giocato un bel pò ai tempi della Play2,ho apprezzato anche i riferimenti al videogioco :D

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    1. E' stato un peccato che al botteghino non abbia funzionato come si sperava, perchè un sequel del buon principe da queste parti ce lo saremmo goduti volentieri!

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