domenica 13 giugno 2010

La prima cosa bella

Capita, a volte, quando guardo un film profondamente italiano, di trovarmi stupito di quanto palesemente provinciali e scontati riusciamo ad essere, a dispetto del glorioso passato cinematografico del nostro paese, soprattutto legato al trentennio che va dalla fine dei quaranta alla fine dei settanta.
Rossellini, De Sica, Visconti, Risi, Monicelli, Rosi e soprattutto Fellini - ma ce ne sarebbero molti altri, da citare - riuscivano, spesso e volentieri, a raccontare storie culturalmente e sociologicamente figlie del "bel paese" senza per questo risultare alieni al panorama d'esportazione, o figli degli stereotipi classici da italiano in vacanza.
Negli ultimi anni, complici gli sfaceli dell'ultimo Festival di Venezia - qualcuno ha detto Baaria!? - pareva fosse impresa ardua ritrovare quello spirito tutto cuore che da sempre ha contraddistinto anche le opere più tecniche e raffinate dei registi di casa nostra, ed io stesso cominciavo a rassegnarmi a dichiarare morta la commedia all'italiana nel senso più puro del termine, e mi vedevo costretto a rifugiarmi nei meravigliosi ma principalmente artistici universi di Bellocchio e Sorrentino.
Quand'ecco che Virzì, dai tempi di Ovosodo mai così brillante, mi sfodera una sorpresa sincera, emozionante, ben recitata e coinvolgente come La prima cosa bella.
Costruito sulle vicende di una famiglia a partire dall'estate del 1971, sviluppa due linee temporali parallele che raccontano, dal punto di vista dei figli Bruno e Valeria, le vicende di Anna, donna tutta cuore e bellezza, impulsiva e non troppo di cultura - ma istintiva e sveglia -  come un Fellini, per l'appunto, l'avrebbe voluta, dal momento della sua incoronazione a mamma più bella della spiaggia fino agli ultimi giorni da malata terminale di cancro.
La prima, grande trovata di regista e sceneggiatori parte proprio da qui: perchè se il punto di vista della narrazione - Bruno e Valeria - appare scontato nel presente della storia, diviene stimolante e tremendamente efficace nel passato, quando i due, prima bambini, poi adolescenti inquieti, vivono il trauma della separazione dei genitori e le vicissitudini conseguenti quasi spiandole dal buco di una serratura, senza mai avere un quadro completo delle situazioni e dei personaggi che le vivono, o avendolo secondo una loro personale interpretazione di voci ed opinioni, spesso figlie di calunnie e maldicenze.
Sarà il presente a fornire ai due, ormai adulti e problematici almeno quanto i genitori decenni prima, le risposte che, nel tempo, hanno imparato a tacere - Valeria - o evitare - Bruno.
Intorno, una galleria di personaggi che paiono usciti dall'amarcord casalingo di ognuno di noi, e che assumono i connotati di parenti, amici e compagni di viaggio che mostrano - da bravi esseri umani - il meglio e il peggio che possono offrire alla vita.
Emblematica, in questo senso, la figura della zia, dapprima istintivamente detestabile e, di seguito, sinceramente compresa anche per le sue scelte peggiori.
Virzì riesce, dunque, ad azzeccare il più possibile in un film ad alto rischio di retorica ed "italianità", coinvolgendo ed emozionando, riuscendo anche a far passare in secondo piano le scelte meno azzeccate della sceneggiatura - il fratello Cristiano, il matrimonio e la morte di Anna - rispetto ai momenti migliori - i bambini che corrono verso la madre maltrattata dal conte, il set del film di Risi, il confronto fra Bruno e il padre all'esterno del negozio di articoli sportivi -.
Tutto questo senza contare il fatto che il regista livornese riesce, per la prima volta, a farmi apprezzare - e a rimanere a bocca aperta - di fronte ad un'interpretazione di Stefania Sandrelli, da me personalmente sempre detestata.
All'interno di un cinema, accanto al figlio, con tutta la saggezza delle persone d'esperienza e le lacrime che le rigano il viso, riesce a portare sullo schermo, e nei suoi occhi, la vera, grande bellezza di tutte le mamme.

"Viva la mamma,
affezionata a quella gonna un pò lunga,
così elegantemente anni '50,
sempre così sincera."
MrFord

2 commenti:

  1. Ironico e al tempo stesso amaro, un film "pane e salame" che in alcuni punti fa scendere anche una lacrimuccia agrodolce.
    Fantastica la colonna sonora vintage/beat anni '60.

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  2. Io, mammeta e tu
    passiammo pe' Tuledo,
    nuje annanze e mammeta arreto...
    Io, mammeta e tu
    sempre appriesso,
    cose 'e pazze:
    chesta vène pure o^ viaggio 'e nozze...

    RispondiElimina

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