domenica 13 giugno 2010

Gli abbracci spezzati

Almodovar è uno che ama il Cinema. Ma proprio tanto.
La sua passione, figlia di tutto il calore che la cultura popolare assegna alla Spagna, ha da sempre reso i suoi lavori a loro modo unici ed ipnotici, dai più ai meno riusciti, e devo ammettere che, pur non avendo il buon Pedro ancora scritto la parola capolavoro nella sua filmografia, non ha quasi mai tradito le mie aspettative, mantenendo una costanza di rendimento invidiabile nel corso degli anni.
Gli abbracci spezzati è, da questo punto di vista, perfettamente in linea con la produzione del regista madrileno: un'opera complessa, fotografata splendidamente e ritmata dai battiti dei cuori dei protagonisti, incapaci - come tutti i personaggi firmati Almodovar - di resistere alle loro passioni, siano essere positive oppure no.
Non stiamo parlando - e qui interviene il gusto personale - di lavori splendidi come Carne tremula, Parla con lei o Donne sull'orlo di una crisi di nervi - tutt'ora i miei preferiti -, ma di una sorta di incompleta improvvisazione capace comunque di trasmettere al pubblico tutto l'amore che il regista prova per la settima arte.
E se, rimanendo in tema, Scorsese con il suo The aviator aveva liberato la furia di una produzione titanica, Pedrito pare preoccuparsi, al contrario, solo delle emozioni intime che il Cinema è in grado di suscitare, che sono specchio della vita ma non solo: possono significare morte - come nel caso della triste storia di Lena -, rinascita - nella figura di Mateo Blanco/Harry Caine -, redenzione - Ray X e Judit, crescita - Diego -.
E nell'esplorazione di tutti questi volti così diversi, l'importanza dell'immagine - o meglio, della sua essenza - assume dimensioni sempre maggiori grazie all'utilizzo dell'ultimo film realizzato da Mateo Blanco, fatto montare con intenti distruttivi dal produttore Ernesto Martel, reso folle dalla gelosia per Lena.
Il passaggio - e il ritorno - di Mateo Blanco passerà proprio attraverso il confronto con un passato tenuto segreto per troppo tempo, che libererà le immagini dalle catene della colpa - così faccio qualche citazione cinematografica anche io - per riconsegnare ai protagonisti e al pubblico - grazie ad uno squisito omaggio a Donne sull'orlo di una crisi di nervi - tutto il valore di quelle vite e di quella pellicola.
E ad un tratto, come solo la magia del grande schermo può, quegli abbracci spezzati paiono ricomporsi.
"Occorre sempre portare a termine un film, anche alla cieca", sussurra Mateo Blanco al giovane Diego e alla ritrovata Judit.
Lui, che ha perso la vista per il mondo, ma non quella per il Cinema.
Il mezzo del futuro, caro Pedro, il mezzo del futuro.
Che posso dirti, se non che hai tutto il mio appoggio?
Continua ad amarlo così, e noi non potremo che ringraziare.

"Solo y ya sin ti,
me tienes como un perro herido
me tienes como un ave sin su nido
estoy solo como arena sin su mar."
MrFord

3 commenti:

  1. Gelosia
    è come la pazzia
    vive di fantasia
    non ti fa' più dormire

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  2. A dir la verità sono rimasta un po' delusa dal film. Certo girato bene, ma ho trovato più nello stile di Almodovar la sequenza del film (parlo di quello girato) che si vede alla fine.

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  3. Alma, questo film ha lasciato scontenti molti fan di Pedrito, ma ti dirò: è molto più almodovariano di quanto non sembri.
    Specialmente pensando al suo ultimo lavoro, di cui parlerò tra pochi giorni.

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